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San Raimondo

S. RAIMONDO ZANFOGNI detto PALMERIO

Nacque a Piacenza nel 1140. A 15 anni partì con la madre per un pellegrinaggio in Terra Santa, dal quale rientrò a Piacenza solo, essendo la madre morta sulla via del ritorno;

a questo tempo risale il soprannome di Palmerio, poiché Raimondo giunse nella sua città con una palma in mano. Riprese il suo mestiere di ciabattino, ma la sua profonda tensione religiosa, per quanto fosse analfabeta, lo rese esperto delle cose di Dio al punto che fu ben presto conosciuto e apprezzato dai suoi concittadini, presso i quali esercitava un apostolato diretto, semplice ed efficace: nei giorni di festa si recava nelle botteghe e impartiva agli artigiani gli insegnamenti morali e religiosi adatti alla loro condizione.

Dopo la morte della moglie e dei cinque figli, affidando il bambino che gli era rimasto ai suoceri, riprese la via del pellegrinaggio, prima a S. Giacomo di Compostella,

poi a Pavia e a Roma, da dove pensava di ripartire per la Terra Santa.

Ma qui ebbe come una seconda conversione, e si trovò spinto dal Signore stesso a rinunciare al suo progetto e a tornare a Piacenza per dedicarsi alle opere di misericordia. Iniziò così nel 1178 la seconda parte della sua esistenza, interamente consacrata al servizio dei poveri. Organizzò l’assistenza ai poveri, mettendo in piedi prima un’attività di pronto soccorso per passare poi ad opere stabili, come case per i nullatenenti e un ospizio per i malati.

Per sostenere le sue iniziative che richiedevano continui ampliamenti, cominciò a insistere, a pregare, a chiedere a chi poteva dare, predicando contro l’avidità dei ricchi per le strade di Piacenza. Divenne ben presto il portavoce dei poveri nella città e il loro protettore ufficiale di fronte ai giudici iniqui e ai potenti.

Le autorità comunali finirono per piegarsi davanti al suo prestigio e incominciarono a consultarlo in tutti gli affari concernenti i poveri.

Raimondo, non lontano dal primitivo ospizio dove accoglieva anche bambini abbandonati, fondò una sorta di “beghinaggio” per le donne senza risorse e per le prostitute pentite.

Sul piano politico si oppose con la sua predicazione ai conflitti tra i partiti e rimproverò il vescovo di non condannarli. Per fermare le ostilità intervenne anche nella guerra tra Piacenza e Cremona, ma i cremonesi lo fecero prigioniero e lo gettarono in carcere, dal quale poi lo liberarono con scuse, sentendosi dire da tutti: “Avete imprigionato un santo!”.

Raimondo morì in pace il 27 luglio 1200, tra i poveri del suo ospizio.

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La città di Piacenza gli tributò esequie solenni e il culto nacque spontaneo intorno alla sua tomba, alimentato anche dai molti miracoli che nel corso del tempo gli sono stati attribuiti. Già nel 1212 l’ospizio da lui fondato prese il nome di Ospedale di san Raimondo. È dalla voce del popolo dunque che Raimondo fu proclamato santo.

La Chiesa ha approvato l’Ufficio liturgico per la sua festa nel 1602. Il suo corpo è custodito nella chiesa a lui dedicata, in città.

SANTA FRANCA

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Nacque nel 1175 da genitori appartenenti alla nobile famiglia dei conti di Vitalta, nel territorio piacentino. Giovanissima entrò nel monastero benedettino di S. Siro, uno dei più fiorenti dell'epoca, dove a quattordici anni pronunciò i voti solenni. Nel 1198, alla morte della badessa Brizia, fu eletta in suo luogo; la sua decisione di introdurre nel monastero la vita regolare le suscitò contro forti opposizioni, sia da parte di alcune nobili famiglie piacentine che avrebbero visto volentieri un'altra a capo delle religiose, sia da parte di un gruppo di monache, capeggiate dalla sorella del vescovo Grimerio (1199-1210), il quale, però, illuminato da s. Folco Scotti, allora prevosto di S. Eufemia, fece cessare ogni opposizione. Per desiderio di maggior perfezione, nel 1214 accolse l'invito e l'esempio di Carenzia Visconti, che aveva fondato sul Montelana un monastero femminile cistercense. 

Ne ebbe la nomina a badessa pur conservando, per qualche tempo, I'amministrazione di S. Siro. La comunità si trasferì presto per ragioni di sicurezza e di comodità a Pittolo, facendovi sorgere un monastero che Franca resse fino alla sua morte, avvenuta il 25 aprile 1218. Ivi fu sepolto il suo corpo, oggetto di venerazione e mezzo per cui Iddio operò molti prodigi. Dopo varie traslazioni esso si trova ora nella chiesa delle Benedettine di S. Raimondo in Piacenza.

Il suo culto, approvato, pare oralmente, dal b. Gregorio X, è diffuso non solo nella diocesi di Piacenza, ma in quelle limitrofe di Pavia e Bobbio. La santa è particolarmente invocata contro il mal d'occhi. Si suole raffigurarla o nell'abito cistercense o in quello benedettino.

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